Jacek Berruti e la sana voglia di provarci ancora una volta
17 Maggio 2021Jacek Berruti è uno di quelli che il ciclismo ce l’ha nel sangue. Ha avuto un bravo maestro, papà Luciano, che gli ha trasmesso coraggio, lungimiranza, bontà e una passione sfrenata per la bicicletta nella sua essenza. Come mezzo per divertirsi, capace di creare unione tra le persone. Per questo, nel giorno del suo compleanno, condividiamo un suo piccolo racconto scritto di getto poco prima dell’inizio della primavera. Una riflessione legata ad vissuto in cui qualsiasi amatore si può ritrovare, coi suoi limiti umani, ma con la voglia di mettersi sempre in gioco. Perché il ciclismo – che si tratti di allenamento, gara o di qualsiasi situazione legata ad un sano agonismo – è soprattutto voglia di provarci ancora una volta, per godere di un momento magico che solo un telaio e due ruote sanno regalare. Buona lettura e.. tanti auguri Jacek!
“Come succede settimanalmente, esco da lavoro e la priorità è mettermi in movimento. Per staccare la spina e ricaricare le batterie. E’ sera, fuori è buio. Ho passato undici ore fuori casa, e su quell’attrezzo multicolore che è MagneticDays, cerco una fatica che mi fa sentire vivo davvero. Pronti, via: crema sopra sella, asciugamano, banda tergisudore e playlist giusta, si parte. Allenamento di intensità, lo percepisco subito: i battiti sono alti, il fiato diventa un po’ corto già nel riscaldamento. Passano i minuti, il gioco si fa duro, troppo. Al minuto 25 non bastano gli AC/DC a tutta nelle orecchie. Nemmeno la foto del Babbo davanti a me mi incita a resistere; talvolta insistere può essere nocivo: stacco, mollo e “ci vediamo domani”. Minaccio il JARVIS, di solito mollare non è un’opzione nei miei allenamenti indoor e outdoor. Ma così è, stavolta. Scendo.
Intanto mi convinco che forse ero troppo stanco per allenarmi. Meglio rispettare i tempi di recupero: metto in tasca, uso l’esperienza e riprovo il giorno dopo. Crema, playlist, bla bla bla: minuto 23 stavolta. Non ci siamo. Impreco, stacco, scendo e mi chiedo perché. Il piano alimentare che sto seguendo alla lettera può influire sulla prestazione? Sì, ho un piano alimentare: sto pedalando meno del mio solito e cerco di curare il fisico solo attraverso ciò che introduco.
Scrivo a Luca Bianchini, il mio Coach MD, uomo dall’esperienza infinita. Gli spiego l’accaduto. Mi dice che sono “a secco di carboidrati”, ed è normale che le mie prestazioni calino: bisogna capire dove si vuole arrivare. Così passo la palla al nutrizionista, che pazientemente mi spiega nei dettagli gli obiettivi di benessere e salute posti. Badate bene: ho detto benessere e salute, non performance o risultati, quelli li lascio a chi li cerca. Che se li raggiungo io, sarà solo un beneficio indiretto, un riflesso involontario.
Ritorno da Luca, che mi tara gli allenamenti con una percentuale di intensità minore, confermandomi che a breve, col cambio di passo alimentare, potrei avere belle sorprese. Non si finisce mai di imparare: questa è l’ennesima dimostrazione. Per gioco, ma non troppo, ho messo insieme un micro cosmo di sport-salute-benessere che mi ha aperto nuovi orizzonti. Sto facendo un po’ la cavia di me stesso e mi piace, mi diverte.
Ho gli attrezzi giusti, ho le persone giuste intorno a me e sono molto, molto fortunato. Per la cronaca: con il nuovo setup ho finito l’allenamento come avrei dovuto, come tutti si aspettavano. Il pavimento era di nuovo bello umido e il mio “ego” ha fatto un bel sospiro di sollievo. Che ogni tanto, conta ancora molto per sentirsi in pace con sé stessi”.